La Persistenza della Memoria – Salvador Dalì (1931) |
Era la sera di due lunedì fa. Per celebrare Ennio Morricone, in TV davano C’era una volta in America. I miei guardavano il film in salotto, mentre io già dormivo perché mi sentivo più stanco del solito (“Sono andato a letto presto” cit.). Brutti sogni disturbano però il mio sonno, e verso mezzanotte mi sveglio. Mi alzo, vado verso la cucina per prendere un bicchiere d’acqua e trovo mio padre contorto sul divano da un forte dolore. Dice di avere una terribile fitta al cuore che coinvolge anche la gola. La cosa mi suona maluccio, e io so che incamminarsi verso i cancelli di San Pietro con il Deborah’s Theme in sottofondo ha un che di poetico, ma organizzare funerali non è proprio il mio hobby preferito, per cui lo esorto a salire in macchina e corriamo all’ospedale. E’ così che ha inizio la peggiore nottata della mia vita.
Un’ora dopo sono ancora nella sala d’aspetto del Pronto Soccorso, attendendo qualche notizia. Mi chiama l’infermiere di turno dicendomi di andare a casa perché ne avranno per parecchio e di ripassare per le 7, a meno che non mi telefonino loro, questo in caso la situazione fosse peggiore del previsto.
Rientro a casa e provo a dormire qualche ora, sperando che non arrivi nessuna chiamata, ma non c’è verso di chiudere occhio. La tensione per quanto mi è appena capitato è davvero troppo forte. Alle 4.50 del mattino squilla il cellulare. “Suo padre ora sta bene, ma i medici hanno deciso di tenerlo comunque sotto osservazione perché ha qualche parametro fuori posto. Può passare a trovarlo più tardi.”. La notizia non è delle migliori, ma almeno l’appuntamento con l’obitorio pare rimandato ed è già qualcosa.
Poche ore dopo, nella stanza dove il mio vecchio è ricoverato e già si sta lamentando di dover pisciare dentro un pappagallo, la dottoressa mi spiega che dalle analisi del sangue risulta esserci stato un danno al cuore, probabilmente a causa di un’arteria occlusa. Dovranno quindi operarlo: angioplastica. Un’operazione sviluppata nel 1977 da Andreas Grüntzig, tedesco pazzo rifugiatosi in Svizzera perché in Germania non vedevano di buon occhio questa sua idea, che consiste nel riaprire le arterie dall’interno infilando un tubicino flessibile con all’estremità un palloncino che viene poi gonfiato una volta giunto al livello del segmento occluso.
Oggi è un’operazione molto diffusa e viene integrata anche da degli stent (protesi in maglie di metallo a forma di tubicino che vengono poste sul punto dove l’arteria si è ristretta per tenerla aperta), però è pur sempre un intervento invasivo che ha i suoi rischi ed è un po’ difficile prenderla con tranquillità.
Andreas Grüntzig |
Nel pomeriggio portano mio padre in sala operatoria. L’intervento ha successo, ma quando l’indomani vado a trovarlo mi dice che c’è anche un’altra arteria da operare.
Sono giorni snervanti per me e comincio anche a diventare un po’ paranoico e a sospettare che i medici non mi stiano dicendo tutta la verità.
L’apice della paranoia lo raggiungo il giorno presunto dell’operazione, quando arrivo all’unità coronarica e scopro che mio padre non solo non è ancora stato operato, ma è stato addirittura trasferito in cardiologia; un reparto che a vedersi è decisamente più inquietante del primo, dove i pazienti sembrano presi molto peggio. Arrivo nel preciso momento in cui lo stanno portando in sala operatoria, in una coincidenza che pare davvero un cattivo presagio. I miei tormenti per fortuna finiscono 5 ore dopo, quando alla visita seguente trovo il redivivo seduto sul letto che apre il contenitore di una disgustosa poltiglia di mela. Dalla faccia si capisce che avrebbe preferito crepare che mangiare quella robaccia, ma io tutta questa ambizione di diventare orfano al momento non ce l’ho e quindi lancio una benedizione all’anima di Grüntzig lassù e a chi per lui quaggiù, tirando un sospiro di sollievo.
Ora il clima è molto più disteso di prima. Mio padre è anche in vena di dibattiti sociologici del tipo “Parli sempre male delle donne e dici che sono schizzinose, ma il mio compagno di stanza ha il pannolone che gli cade e c’è una bella morettina di 25 anni che viene ogni volta a raccoglierlo amorevolmente”.
Ed è così che nel Luglio del 2020 viene sviluppata la Shitpill, ossia quella teoria per la quale una donna preferisce cambiare pannoloni che andare ad un appuntamento con un uomo sotto il 7. Un fagotto ripieno di merda di vecchio ha un potenziale attrattivo maggiore di quello di un uomo nella media.
Comunque ora rido e scherzo ma vi assicuro che in questi giorni ho riso veramente poco e dopo questa esperienza mi sento molto più vecchio. E’ come se quella poca spensieratezza rimasta avesse definitivamente ceduto il passo alle responsabilità e le ultime gocce di ottimismo fossero ormai finite disperse nel mare della disillusione. Sto ormai entrando in quella fase limbo tra giovinezza e vecchiaia.
Idealmente bisognerebbe nascere con le carte giuste, vivere al massimo e levarsi dai coglioni prima di finire a sguazzare nella mediocrità degli uomini dai capelli grigio topo.
Una vita alla James Dean o alla Paul Walker, per intenderci; vivi veloce, muori giovane e lascia una scia di lacrime miste ad umori vaginali dietro al tuo carro funebre; andandotene in maniera spettacolare come sei vissuto, su una Porsche schiantata a 150 all’ora, le lamiere sparate verso il cielo, restando giovane e bello per sempre nella memoria. Scenograficamente perfetto.
In pratica invece per l’uomo medio succube della sua genetica scadente, la vita è solo un’escalation di sfighe, che nei primi anni lui riesce a mimetizzare un po’ alla buona, ma che appaiono in tutta la loro crudezza quando poi non può più nascondersi dietro alla condizione facilitante della giovinezza.
Nel blog do forse troppa importanza alle dinamiche giovanili, diciamo fino ai 30-35 anni, ma una volta spente le prime trenta candeline un uomo in occidente ne ha mediamente altre 50 da mettere sulla torta. 50 anni di cui metà passati fra acciacchi vari, solitudine, rimpianti e tempi vuoti in attesa di finire dentro una colombaia e l’altra metà nella misera condizione di schiavo sociale.
Quanto è patetica la vita dell’uomo comune di mezza età, fra un lavoro svilente che ti procura quattro soldi che non bastano mai, assicurazione auto, lavastoviglie da riparare, erba da tagliare, mobili ikea, vita sessuale ridotta alla vecchia cessa rompicoglioni di tua moglie, sempre se te la dà, sempre se non ti ha piantato costringendoti a versarle l’assegno di mantenimento e non potendo quindi neanche andare a troie.
Incrociando al supermercato belle fighette ventenni che ti fanno viaggiare con l’immaginazione, ma che ti considerano come un essere asessuato al pari del loro padre e ti riportano alla realtà quando ti chiamano “signore”.
Il massimo della gratificazione? Il Milan che vince la supercoppa delle coppe di ‘sto gran cazzo e lo sprizzetto al bar con i soliti amici che conosci da trent’anni, tuoi fedeli alleati nelle imprecazioni contro il Governo e le tasse troppo alte.
E quello che viene dopo è peggio ancora. Un paio di anni fa, in una casa spersa nel centro storico di Venezia, hanno trovato il cadavere mummificato di un prof. di matematica. Era morto da 7 anni senza che nessuno se ne fosse accorto [1]. Ora notizie del genere fanno scalpore, ma fra qualche decennio state certi che saranno normalità. In Nord Europa lo sono già: guardatevi il documentario “La teoria svedese dell’amore“, che descrive la situazione della società svedese, dove ormai la disgregazione della famiglia e l’individualismo sono tali che i vecchi muoiono soli e ignorati da tutti.
So per certo che non farò la vita di quei poveracci di mezza età bullizzati dalla moglie e pieni di grane di ogni tipo, ma spero anche di non campare così a lungo da arrivare alla fase “cacca nel pannolone”. La prospettiva di una vecchiaia in solitudine e malattia è qualcosa che mi terrorizza più della morte, senza contare che l’Italia fra 40 anni sarà probabilmente una fogna del terzo mondo tipo Venezuela, con i ragazzini che ti piantano una pallottola in testa per un paio di Nike. Per molti uomini però una vecchiaia di questo tipo sarà un’eventualità concreta da fronteggiare e benché si tratti di un fenomeno tutto contemporaneo, senza precedenti nella nostra società, nessuno sembra avere intenzione di parlarne.
E forse in effetti è meglio non pensarci, continuare a vivere nel presente ed evitare di allungare lo sguardo oltre certi orizzonti temporali per scaramanzia.
Fare finta di non accorgersi che quando ti fermi davanti al bar a guardare le epigrafi il numero di facce note è sempre più alto; che molte di quelle facce appartengono a persone anziane e malate che magari non vedevi da tempo ma che nella tua memoria erano rimaste, rimangono e rimarranno attive ed energiche; che quel tuo amico d’infanzia ormai è morto da quasi un ventennio; che il tuo corpo cambia e quelle ore che a 18 anni ti servivano a smaltire una sbornia sono raddoppiate.
Pare ieri che mio padre mi toglieva le rotelle alla bici e mi dava una spinta per farmi andare su due ruote, e invece stamattina gli ho ricordato di prendere le sue pasticche per il cuore.
Assistere allo scorrere del tempo e al progressivo deteriorarsi di tutto, sapere che la vita può solo peggiorare, ma al tempo stesso rimanere lucidi nella consapevolezza di non poter fare nulla per arrestare il declino, quella è la pillola più amara da ingoiare.
Il quadro che dipingi è senz’altro realistico, ma bisogna evitare l’illusione che, attraverso una relazione, si possa rendere migliore la propria vecchiaia.
Ho lavorato per quattro anni in una casa di riposo e la stragrande maggioranza degli ospiti erano sposati e avevano figli.
Figli che anzi, spesso, erano stati coloro che ce li avevano mandati.
Le unioni (che siano matrimoni, convivenze o altro ha poca importanza) oggi durano poco, ragion per cui è un attimo trovarsi vecchi, soli e magari pieni di debiti verso la tua ex con figli aizzati ad arte da quest’ultima contro di te.
In realtà gli Incel (o i singles, in generale) sono proprio coloro che sanno gestire meglio la vecchiaia, perché ci arrivano preparati e hanno imparato che una donna nella vita è tutt’altro che fondamentale.
È chiaro che occorre pur sempre trovare una ragione di vita, qualcosa con cui dare significato ai giorni che passano.
Dio? La solidarietà verso il prossimo? La speculazione filosofica?
Questo, francamente non so…
Una cosa, però, è certa: quella risposta non la troverai fra le gambe di una donna.
Ciao Red. Salutaci il tuo vecchio: digli che c’è un branco di stronzi misogini che è ben lieto di averlo ancora fra noi…
Caro red, oggi ti ho lasciato il mio primo commento qui e non avevo letto questo tuo intervento precedente. In effetti ho anticipato molte cose che potrei scriverti qui, ma posso dirtene una: benvenuto nel club.
Credo che tu sia attorno alla 35ina, io sono un po’ più grande di te, ma per me, in particolare l’anno scorso, ha significato il passaggio dalla relativa giovinezza alla consapevolezza della vecchiaia, e non perché ho compiuto 40 anni. In differenti circostanze avrei potuto, e voluto, tirare avanti nell’illusione ancora per un po’.
La pillola più nera, e più amara, è proprio quella che per ora hai solo assaggiato, e nessuno, almeno tra chi ora è ancora un uomo giovane o appena maturo, ha ingoiato fino in fondo e digerito.
La vera solitudine si assapora quando la tua famiglia di origine, l’unica famiglia, se ne va, e tu cerchi con tutte le tue forze di trattenerne i membri. Ricordo un mio amico, anche lui fuori dal mercato, di 47 anni, che quando, anni fa, gli chiesi se sentisse la necessità di formarsi una famiglia avendo superato i 40 mi rispose: ce l’ho già una famiglia. Intendendo suo padre e sua madre. Prima il primo, e quest’anno la seconda, gli sono venuti a mancare, ed ora egli si autodefinisce ‘orfano totale’, ed un isolato sociale. Credo abbia usato una espressione più pittoresca ed efficace, come sua caratteristica, ma ora non la ricordo. Non è uno che rimane chiuso in casa, anzi, lavora molto, va al ristorante spesso, esce, ovviamente sempre in compagnie maschili, ma quando va a casa la ritrova vuota. Nessun rumore mentre fissa il soffitto nell’oscurità della notte. Nessun piatto pronto a pranzo e cena, nessuna voce a svegliarlo come è sempre stato, nessun panno più buttato nella cesta dei panni sporchi poi magicamente pulito e stirato nel cassetto.
Io ho provato ad affrontare l’argomento con alcuni amici soli, in previsione del futuro. L’idea è quella di creare una sorta di casa protetta, molto grande, di modo che ognuno abbia i suoi spazi, per uomini soli e ormai anziani, alcuni hanno manifestato interesse, ma di fronte all’ipotesi di mettere i soldi insieme per una casa, basterebbe relativamente poco se si è in gruppo di 4 o 5, e parlo di uomini ovviamente che lavorano e soli, quindi con capacità di spesa che non lasceranno a nessuno, si tende sempre a rimandare. Forse è presto, ma ho il sospetto che soluzioni di questo genere si moltiplicheranno, perché l’alternativa non è certo la casa di riposo, dove, comunque, al massimo sopravvivi un anno o due, in media, né l’aiuto dello stato. Tra 40 anni lo stato non esisterà praticamente più ed in giro ci sarà un popolo meticcio ed alieno rispetto ai tanti vecchi. Se già ora, i giovani che non sono parenti, non si occupano degli anziani a meno che non siano stipendiati, ed a volte anche occupandosene male, perché dovrebbero avere maggiore solidarietà i nipoti o bisnipoti di un gambiano, un siriano, un bengalese e prendersi cura di te? La vedo nera come la pece, anche per questo. Spero affronterai l’argomento in futuro.
Sono abbastanza sicuro che a 80 anni starò chiuso in casa a giocare ai videogame. Chissà che grafica avranno tra 50 anni!!
Avendo superato i 40 da un bel pò, la riflessione finale del redpillatore è ormai una costante dei miei pensieri da tempo.
Dopo una certa età vivi giorno per giorno con lucidità e disincanto
consapevole che morirai solo, opzione comunque preferibile che passare
la vita con una cessa rompicoglioni o una carogna opportunista accanto,
e che se non hai trovato una donna che valesse la pena nei primi
quarant'anni della tua vita, ben difficlimente la troverai d'ora in
avanti perché viviamo in una società priva di valori dove un uomo
di 50 anni senza M e S è considerato una nullità, un rifiuto umano
alla stregua di un cellulare obsoleto da portare all'ecocentro.
Ahimé, quelli che stanno messi peggio sono gli incel della mia città (Napoli). La maggior parte delle giovani napoletane (18-29 anni) sono acide, cattive, maschiacci dalla bestemmia facile e ipergamano come matte. Provo solo schifo nei loro confronti e capisco pure perché questa città è pienissima di pro.
@marco
quando si è vecchi, a momenti, si ingerisce più farmaci che cibo. Senza farmaci, oltre i 75 anni, di solito si vive male, molto male (degenerazione fisica e intellettiva – le due cose spesso si correlano); salvo rarità genetiche.
La vecchiaia è nata per durare poco. Ma oggi la prolunghiamo ad oltranza.
La vecchiaia maschile futura sarà orribile. Uomini soli tenuti in vita dai farmaci.
Il profeta.
Vivere per la conoscenza, facendo un lavoro che piace… e avendo qualche soldo. Praticando un pò di spiritualità e facendosi aiutare un poco dall’analisi. E’ meglio 🙂
Sono felice per tuo padre Red che si sta rimettendo. Anche io ho miei genitori che invecchiano e cominciano con esami su esami (io ho grossomodo la tua età). In realtà la solitudine non mi spaventa per il momento, mi spaventa il non aver vissuto; insomma puoi anche arrivare a 90 anni in perfetta salute ma se hai passato la tua vita con pochissime esperienze significative, senza compagnia femminile o al massimo con qualche trashona raccattata chissà dove, il tutto condito da un lavoro inutile pagato 4 lire che senso ha?
Meglio andarsene a 60 senza rimpianti; il problema è che per i più ci aspetta la prima ipotesi, una vita molto lunga e altrettanto inutile. Molti di noi finiranno per essere trovati morti davanti alla tv o sulla tazza del cesso e solo perché i vicini chiameranno la polizia per via della puzza.
Io ho 46 anni. Sono un poeta. Incel.
Ho scritto quello che dovevo scrivere. Forse un giorno sarà studiato (io non ci sarò più quindi non mi importa). Vado a troie con discreto godimento. In passato, due fidanzate profittatrici che mi facevano godere molto meno, anzi erano un po' schifate. Al diavolo.
Vivere non mi è mai piaciuto molto neanche da sano. Quando sarà malato, suicidio assistito (dignitas.ch , segnatevi il link, nell'attesa che sia approvato il suicidio assistito anche in Italia) e pace. Nessun funerale, ceneri nel vento. La pace suprema del puro Nulla.
Non mi rammarico di invecchiare senza figli. Se fosse un figlio come me, se ne infischierebbe del tutto. Anche perché avrebbe avuto un padre altrettanto infame.
Vi consiglio, per mitigare le pene dell'"incelitudine", di studiare cosmologia e fisica teorica. Ci si rende conto di come tutto sia illusione (spazio e tempo, ora ed allora, prima e dopo, esistenza e nulla).
Anche il nostro corpo, bello o brutto, sano o malato (o meglio no, la sofferenza fisica non è relativa, il piacere sì – e proprio per questo dolore e malattia, palpabili e ineludibili, sono ciò che più temiamo).
Stessa situazione con mio papà, naturalmente la mia sodale girlfriend è latitante,dice di avere già i suoi " cazzi". Poco male,in queste situazioni capisci tante cose.
Intanto spero che il papà si riprenda presto e bene e che possa tornare a fare quel che poteva per la sua età. Quel che mi viene da dire leggendo questo articolo è che se si sceglie di avere figli non conviene aspettare oltre i 30 anni. Fare un figlio a 40 vuol dire caricarlo dell'eventuale assistenza di un padre anziano quando è ancora piuttosto giovane. Ogni tanto io scherzo con qualche amico che finirò a toccare il culo alle oss in una casa di riposo…in realtà la mia paura di finire in una casa di riposo non è tanto per la non autosufficienza, quanto perchè il costo supera enormemente le mie entrate.
Una riflessione amara, ma realistica.
La quale ci fa capire una volta di più, caso mai ce ne fosse stato il bisogno, che la vita non si esaurisce nella ricerca di una donna e che la felicità non deriva da ciò che riusciamo ad avere (giacché, appunto, tutto è relativo e finisce in nulla) ma da come lo viviamo.
Questa è la vera Redpill. Che va oltre i rapporti uomo/donna, ma analizza la società e la vita in profondità, senza false speranze e idee da libro cuore.
Si giunge alla conclusione, o almeno, io giungo alla conclusione (ormai da anni) che il "migliore di noi" è il nulla. Anche gli uomini più belli e ricchi faranno questa terribile fine.
Il loro valore è alto solo nella nostra società, per come l'abbiamo creata e sviluppata. Ma concretamente il loro valore è identico a quello di qualsiasi altro uomo: Praticamente nullo.
Siamo tutti sulla stessa barca, e ha iniziato ad affondare dal momento in cui abbiamo emesso il primo respiro.
Come darti torto, stamattina ho avuto lo stesso problema di tuo padre e lunedì mi faranno l'angioplastica… Scrivo dal letto della terapia intensiva e come il tuo pà mi rompe dover prendere pillole per il resto della vita (le sigarette vediamo..).
"Ed è così che nel Luglio del 2020 viene sviluppata la Shitpill, ossia quella teoria per la quale una donna preferisce cambiare pannoloni che andare ad un appuntamento con un uomo sotto il 7". Red, non dimenticarti che è un'infermiera/portantina ed è pagata per farlo, quindi la teoria della ShitPill enunciata corrretamente è: "una donna preferisce cambiare pannoloni e guadagnare soldi grazie a questo e usare questi soldi per farsi bella per conquistare un'uomo dal 7 in su piuttosto che andare ad un appuntamento con un uomo sotto il 7"
Io ho solo 23 anni (ho scoperto da poco questo blog) ma questo articolo mi prende in causa più di altri perchè ho genitori che mi hanno avuto tardi e quindi già anzianotti. Auguri per tuo padre.
Ma posso dire una cosa? Perché tutti temono di finire vecchi e incapaci di saper fare le cose da soli? Perché temete di finire a farvi la cacca nel pannolone? Voglio dire, un vecchio non può essere autosufficiente? No? Perché un vecchio deve sembrare un essere alla stregua di un handicappato? Il posto delle donne sarebbe sì quello di assistere l'uomo nella sua vecchiaia in questo caso, ma se le donne occidentali sono quello che sono, tanto vale fare di necessità virtù e prepararsi a queste dure eventualità. Boh non lo so, io ho 28 anni e me ne danno pure dieci di meno a volte, e sì, so per certo che a meno di acchiappare malattie fulminanti e degenerative(tipo alzheimer o cose peggiori), sarò completamente autosufficiente e abile in vecchiaia. Incel? Sì. Ma non incapace. Un po' di virilità, per Dio, altrimenti è logico che le NP trovino scuse patetiche come frecce al loro arco del tipo "questi kua non zanno vivere zenza di noi xdxdxd".
Spero di essere stato chiaro.
“E’ come se quella poca spensieratezza rimasta avesse definitivamente ceduto il passo alle responsabilità e le ultime gocce di ottimismo fossero ormai finite disperse nel mare della disillusione. Sto ormai entrando in quella fase limbo tra giovinezza e vecchiaia.”
Questa parte vale tutto l’articolo. Bravo. E’ proprio così.
un articolo su 360 dni,quando?
Mi dispiace molto, come sta adesso tuo padre?
Tantissimi auguri per il tuo vecchio, Red…
Auguri di pronta guarigione a tuo padre
Questa situazione mette in evidenza che la fica non è la cosa più importante nella vita
Comunque invecchiare è un privilegio negato a molti per cui a 52 anni penso che il meglio della mia vita deve ancora venire sarà coping ma è un ottima filosofia di vita
Quasimodo68
Leggere i tuoi articoli è la panacea della mente, ti sono vicino in questo periodo "amaro"
Sebbene tutto sia in declino vedremo di cavarcela come abbiamo sempre fatto.
Forza e Coraggio Red!
O mio Dio! In quella foto Andreas Grüntzig è la fotocopia di Milo Ventimiglia
Gran bel pezzo.
Lo battezzerei come il primo capitolo di un nuovo settore del blog: "Cose più importanti della fica".